Trattoria Bertozzi a Bologna, recensione: la tradizione senza rivisitazioni

Recensione apparsa sul sito Dissapore il 30 ottobre 2021

La nostra recensione di Bertozzi a Bologna: più che una trattoria un’istituzione cittadina, dove la cucina è rimasta quella dalla nonna fatta con tanto amore e pochi svolazzi.

Bertozzi a Bologna è ormai derubricato dal ruolo di trattoria e ha raggiunto quello di istituzione in cui sono passati più o meno tutti almeno una volta nella vita, un po’ come l’ufficio anagrafe del Comune. I due proprietari, Fabio “Olly” Berti e Alessandro Gozzi, formano una coppia inossidabile e sono entrati a fare parte stabilmente del panorama gastronomico cittadino, ma quando varcate la soglia non affannatevi a cercare il signor Bertozzi come se fosse il vecchio proprietario perché il nome della trattoria deriva dalla crasi dei rispettivi cognomi che ne ha creato uno nuovo, che più bolognese non c’è, come la loro tavola grassa e un po’ greve che non fa sconti a nessuno e non arretra davanti a pretese di alleggerimento.

Anche se la cucina ha la stessa impronta da decenni, ai fornelli troviamo la mano insospettabilmente giovane di Riccardo “Bonfi” Bonfiglioli, ormai stabilmente in cucina da oltre tre anni sotto lo sguardo dei due proprietari che assicurano la continuità con la conduzione del passato e la stretta aderenza alla classica gastronomia bolognese. Non manca niente del repertorio tradizionale e il locale è una certezza per chi si vuole divertire a passare in rassegna i sapori più noti della cucina locale. Come molte altre trattorie si trova fuori dal centro storico, sulla via che porta alla stadio, per cui non ci si capita per caso. Infatti tra i turisti si vedono solo quelli più avveduti, mentre sono molti i bolognesi che la frequentano regolarmente per la sua cucina casalinga, classica e senza rivisitazioni.

Nell’unica sala -se non si conta il piccolo dehors esterno ma ben riparato dal traffico di via Andrea Costa- si alternano i due proprietari sempre pronti alla battuta, in un’atmosfera conviviale e divertente.

 
Come da copione si inizia con un piatto di salumi e parmigiano di buona qualità e con un tortino di patate, parmigiano e spuma di mortadella, forse l’unica concessione in tutto il menu di un piatto che non si trovava in casa della nonna e il risultato è sorprendente: rotondo e avvolgente, dal sapore deciso di parmigiano stagionato ammorbido quanto basta dalla salsa con 4 gocce di aceto balsamico.https://ea9652d4c84c6c70d1a94d670ff8a987.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-38/html/container.html

Tra i primi le buone tagliatelle al ragù con un discreto morso e un condimento ben eseguito, non troppo unto o colorato di pomodoro che non tralascia il gusto della carne, oppure le strettine ai funghi a dire il vero un po’ slegate. I tortellini li abbiamo trovati non al massimo della forma, con un ripieno dalla consistenza leggermente asciutto, sapido, ma non particolarmente profumato. Torneremo a fare un secondo assaggio perché ce li ricordavamo diversi, ma tant’è.

  

Probabilmente il piatto più famoso dei Bertozzi, quello per cui vale la pena farci un salto -una sorta di signature dish, se non fosse che a Bologna lo fanno un po’ tutti- sono le polpette con i piselli di cui si rifarebbe immediatamente il bis se si avesse un secondo stomaco.

Se pensate che le polpette siano un piatto di recupero e non vi fidate a ordinarle al ristorante dovrete ricredervi perché qui raggiungono degli apici che potrebbero concorrere con qualsiasi petto di piccione tutti i giorni della settimana. Soffici e saporite, cariche di aromi che ricordano la cucina di casa della domenica, sono una capriola della gastronomia bolognese.

Con la classica cotoletta alla bolognese si raggiungono invece i limiti dell’ignorantezza (cit. Paolo Cevoli) bolognese dove al vitello si sostituisce il maiale, come spesso succede nella loro versione famigliare: nessun occhiolino strizzato ai milanesi per un’interpretazione che difficilmente varca le soglie di casa. L’interno è necessariamente più asciutto, ma niente affatto stopposo e il tutto viene sovrastato dall’untuosa coperta di prosciutto e parmigiano che avvolge la panatura e fa godere il palato. Peccato per le patate di contorno che sono state maltrattate infornandole senza poi girarle, per cui rivelavano un lato bruciacchiato e li resto semilesso.

  

Da consigliare sono anche le costolette di agnello dal sapore niente affatto aggressivo, come capita ogni tanto, ma tenere e profumate grazie all’oculata scelta della carne. Per finire non possono mancare i grandi classici come la zuppa inglese, ottima e semplice di sola crema intervallata da savoiardi leggermente inzuppati di alchermes e la panna cotta profumata di vaniglia e dalla consistenza perfettamente fondente che conferma l’assenza (o il nonnulla) di gelatina all’interno.

 
Il conto si attesta intorno ai 50 euro che, purtroppo, è la normalità nel panorama cittadino per una sessione di bolognesità dall’antipasto al dolce, anche senza particolari voli gastronomici.

La trattoria Bertozzi si conferma un punto di riferimento per la tradizione in città, sia per lo stile in cucina che per la simpatia di Fabio e Alessandro che tengono egregiamente la sala (e il web).

Opinione

trattorie

La Trattoria Bertozzi ha entrambi i piedi ben piantati nella tipica gastronomia petroniana e non arretra di un millimetro, proponendo le classiche specialità in versione casalinga. La cucina della nonna subito fuori porta.


PRO

  • Si possono trovare tutti i grandi classici della tradizione bolognese
  • Probabilmente le migliori polpette di Bologna
  • L’ambiente è informale e rilassato

CONTRO

  • Alcuni piatti non sono perfettamente curati

VOTO DISSAPORE: 7 / 10